La Corte di Cassazione, una volta tanto, è venuta in aiuto di tanti pensionati ai quali l’Inps chiede il rimborso di quanto versato, senza titolo, per uno sbaglio dei suoi uffici a titolo di pensione. Per queste, infatti, è prevista l’irripetibilità delle somme anche quando sono state accreditate per sbaglio. L’unica condizione è che non vi sia dolo da parte dell’interessato a favore del quale è stato fatto il pagamento. Lo si legge sul quotidiano economico e finanziario online Investireoggi.
La sentenza che tutela i pensionati dagli errori Inps è la n. 28771 del 9 novembre 2018: i giudici hanno così inteso tutelare la buona fede del cittadino che incolpevolmente ha fatto affidamento sulla correttezza dei calcoli INPS. Il dispositivo tiene anche conto del fatto che spesso gli importi di queste prestazioni pensionistiche servono a soddisfare i bisogni primari e che, quindi, pretenderne la restituzione sarebbe eccessivamente penalizzante.Questo principio in forza dell’articolo 52 della Legge n. 88/1989 e l’articolo 13 della Legge n. 412/1991 secondo cui qualora siano state riscosse mensilità pensionistiche non dovute, non trova spazio il recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita percezione sia dovuta a dolo dell’interessato.
In altre parole, l’indebito pensionistico è irripetibile quando ricorrano le seguenti condizioni:-le somme indebite sono state erogate a seguito di formale provvedimento definitivo comunicato all’interessato;-il pensionato non ha volutamente omesso di comunicare fatti incidenti sul diritto o sulla misura della pensione, che non fossero già noti all’ente erogatore.In questo modo viene tutelata la buona fede dei pensionati, e probabilmente la Corte di Cassazione ha tenuto conto che la maggior parte dei beneficiati da questi errori sono titolari di pensioni basse, per i quali la restituzione di somme, anche ridotte, ogni mese provocherebbe forti disagi. Quindi se l’Inps ha sbagliato, una volta tanto ne sopporti le conseguenze.